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GLI ERACLIDI 21

tristi campioni contro Argo saranno,
se questa speme ti conforta l’anima;
e lungo tempo in mezzo correrà,
in cui spacciati esser potreste. Ascoltami:
nulla darmi del tuo, ma fa’ ch'io prenda
quello ch’è mio, concíliati Micene,
e non fare, com’è vostra abitudine,
che mentre guadagnar puoi l’amicizia
dei piú potenti, preferisca i deboli.

coro

Giudicar liti o bene intender causa
chi può, se pria le due parti non ode?

iolao

Concesso è a me — ché tal diritto esiste
nella tua terra, o re — ch’io parli, dopo
d’avere udito; e niun mi scaccerà,
come altrove segui, pria che tu m’oda.
Nulla c’è di comun fra questo e noi:
ché parte d’Argo piú non siamo; e questo
fu per voto deciso: esuli siamo.
E con che dritto allor, come se fossimo
di Micene, arrestarci egli potrebbe,
se Micenei non siamo, e ci bandirono?
Estranei siamo. Oppur, chi fu bandito
dal suolo d’Argo, reputate giusto
che sia bandito dai confini d’Ellade?
Ma d’Atene, no certo; e per timore
d’Argo, dal loro suolo i figli d’Ercole
non bandiranno. Qui non siamo in Tràchide,