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IFIGENIA IN TAURIDE 205

priamente drammatica, ottocentosettantasei versi. Di questi ottocentosettantasei, seicentonovantaquattro appartengono al terzetto fra Ifigenia Oreste e Pilade. Sicché, per tutto il resto della materia drammatica rimangono soli centottantadue versi. Anche dalla semplice analisi numerica risulta cosí ben evidente che questo dramma consiste in realtà d’un lunghissimo terzetto fiancheggiato da alcune scene che servono a prepararlo e risolverlo.

E se passiamo all’analisi qualitativa, questa conclusione ne riesce corroborata. Infatti, le poche scene che precedono il terzetto sono di mera preparazione; e quelle che seguono non hanno nessuna reale importanza nel dramma, perché, mentre Toante dà le disposizioni per l’inseguimento dei fuggiaschi, appare Minerva, e gl’impone di desistere, e cosí tronca sul primo nascere quel barlume d’azione che alfine si disegnava nel dramma. E come non c’è azione, cosí non c'è contrasto, perché i tre interlocutori del terzetto sono perfettamente d’accordo, e d’accordo con Ifigenia appare il canzonato Toante.

È bensí vero che nel gran terzetto abbiamo — facciamo pur nostre le parole del Croiset — «sentimenti naturali e commoventi: i rimpianti d’Ifigenia e la sua tenerezza, il coraggio e la forza d’animo d’Oreste, la devozione di Pilade»; ma è altresí vero che al dramma si suol richiedere non già esposizione, bensí incontro urto e lotta di sentimenti e di passioni. E questa Ifigenia, priva di azioni che si svolgano sulla scena, e priva di contrasti, a momenti non ci pare un dramma.

Il gran terzetto è fiancheggiato dai due racconti dei messaggeri.

E qui abbiamo una gran novità. Non tanto perché i discorsi siano due, quanto perché uno di essi, e il piú impor-