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6 EURIPIDE

cano alcune delle note piú consuete e speciali del dramma euripideo.

Manca, per esempio, lo studio dei caratteri. Tesèo, Adrasto, Etra, son tipi eroici; ma non come Euripide soleva vedere e rappresentare gli eroi, ciascuno coi suoi segni specifici, in genere paradossali, e sovente antieroici. Sono figure generiche, e quasi verrebbe fatto di dire accademiche. Tutti d’un pezzo, senza nessuna di quelle macchie e di quelle incrinature che negli altri drammi ricordano ad ogni momento che gli eroi — e, verrebbe voglia d’aggiungere, i Numi — sono anch’essi di carne e d’ossa.

Cosí, d’intreccio neppur se ne parla. L’azione è perfettamente lineare, e consta essenzialmente di due grandi quadri: preghiera delle supplici a Teseo: arrivo delle salme e orazione d’Adrasto pei defunti.

Nel complesso, dunque, una grande composizione corale, di tipo eschileo; e protagonista vero, il coro delle supplici, come afferma già lo stesso titolo; e tutti gli altri elementi del dramma, in sua funzione, e subordinati.

Questo piano ideale e solenne, è in qualche modo alterato dall’episodio di Evadne. Tutti i critici osservano che è superfluo, e in qualche modo eterogeneo, perché il suo carattere, oltremodo dinamico, contrasta con la staticità delle scene che precedono.

Però, conviene osservare che nella realizzazione scenica questo carattere d’eterogeneità dové necessariamente riuscir molto attenuato, anzi sparire. Cerchiamo di visualizzare la scenografia, che qui si può raccogliere dal contesto con maggior larghezza che in altri drammi.

Al fondo della scena, il tempio di Demètra. Dinanzi al tempio, un’ara, e di fianco, elemento obbligato, un’alta rupe, che deve essere, come si direbbe oggi, praticabile, perché dalla sua cima Evàdne deve spiccare il salto fatale. Sotto