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LE SUPPLICI 59

che nei perigli è valoroso, e aborre
il vulgo senza fren, che, quando prospera
volge la sorte, per brama d’ascendere
ai sommi gradi della scala, strugge
anche quel bene onde gioir poteva.
coro
Or che, contro ogni speme, un tal dí vidi,
ai Numi credo; e poi che il fio pagarono
quei crudi, men la sorte mia m’ambascia.
adrasto
O Giove, e come il senno proprio vantano
i miseri mortali? Essi dipendono
da te, l’opere loro tu determini.
Argo era nostra, rocca inespugnabile,
molti eravamo, e giovani e gagliardi
le braccia. E quando ci propose Etèocle
un giusto accordo, noi lo respingemmo;
e quindi venne la rovina nostra.
E poi, lo stolto popolo di Cadmo,
appena trionfò, simile al povero,
che, di colpo arricchito, insolentisce,
oltraggiò la giustizia; ed a sua volta
cadde in rovina. Oh dissennata gente,
che troppo l’arco tendi, e assai dolori
poi Giustizia v’infligge, ed agli amici
negate fede, e sol credete ai fatti!
E voi, città che i vostri guai potreste