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48 EURIPIDE

non seppellisci i morti, ad Argo pensi
danno recar? No, punto! A tutta l’Ellade
infliggi un colpo, se di tomba privi
tu lasci e degli onor debiti i morti.
Questa legge, se poi sancita fosse,
viltà consiglierebbe ai cuor piú forti.
Messaggi di minacce or tu mi rechi;
e poi sgomento avete che sotterra
scendano i morti? E di che mai temete?
Forse che quando sian laggiú, vi scavino
la terra sotto i piedi? Oppur che possano
negli anfratti del suol dar vita a figli
che vendichino i padri? Oh, sciocco sperpero
è di parole, il confutar sí tristi
sí maligni terrori. Oh, stolti, via,
considerate la miseria umana:
una lotta è la vita; e la fortuna,
chi l’ha prima, chi poi, chi l’ebbe già.
Ella in sollazzo vive ognor: ché il misero
l’esalta, che sollievo ai mali spera,
e, per timor che l’abbandoni l’aura
sua, la porta a le stelle il fortunato.
Tanto saper dunque bisogna, e senza
cruccio patir le offese lievi, e torti
non fare ad altri che alla patria nocciano.
Or come finirà? Concedi a noi
che vogliamo esser pii, dar sepoltura
ai corpi estinti; o ben si vede quale
sarà la fine: io là verrò, darò
sepolcro ai morti con la forza. Mai
detto sarà fra gli Èlleni che a me,
che di Pandïone alla città, l’antica
legge dei Numi giunse, e fu spregiata.