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IPPOLITO 267

l’assoluto poter piacere a un uomo
solo quando sconvolto egli abbia il senno.
Esser primo io vorrei nei ludi ellènici,
e secondo in città vivere, avendo
sempre i migliori per amici. Compiere
si può ciò che si brama; e dal pericolo
lungi restare, è gioia preferibile
all’essere sovrano. Un punto solo
debbo toccare, e tutto il resto ho detto.
Se un teste avessi al par di me verace,
se costei fosse viva, e innanzi a lei
difendermi potessi, i rei dall’opere
loro tu scopriresti. Ora, per Giove
custode ai giuri, e per il suol ch’io premo,
ti giuro che non ho toccata mai
la sposa tua, né l’ho desiderata,
né pur l’idea n’ho concepita. E possa
senza onore morire e senza nome,
senza patria né casa, esule errando
per la terra, e né pelago né terra
al morto corpo mio ricetto diano,
se un tristo io sono. Se costei troncò
la propria vita per terror, lo ignoro:
ché favellar piú oltre non m’è lecito.
Non avendo saggezza, ella fu saggia:
io che l’avevo, tristo uso ne feci.

corifea

Fu la discolpa sufficiente: il giuro
pei Numi offristi: è sicurtà non piccola.