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coro
Strofe I
Deh, fossi in antri eccelsi, inaccessibili,
e qui da Dea, fra le progenie etèree,
mi mutasse in aligero!
Levarmi allora sul maroso ch’èstua
vorrei dell’Adrïàtico,
o su le sponde e l’acque dell’Erídano,
dove le figlie di Fetonte, gemiti
levando, nei purpurei
flutti del padre, misere
lagrime d’ambra stillano.
Strofe II
O su la spiaggia che di pomi è fertile
m’affretterei delle canore Espèridi,
dove il re del purpureo
gorgo la via piú non concede ai nauti,
del cielo ai sacri limiti
stando: Atlante lo regge; e presso al talamo
di Giove, quivi ambrosie fonti sgorgano.
E quivi la santissima