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anfitrione
Di te che amico, che gli sei parente,
del sangue dei suoi pargoli
esso vergogna sente.
teseo
Ma per soffrire con lui venni: scoprilo.
anfitrione
O figlio mio, discosta
dagli occhi il manto, gittalo,
del sole offriti al guardo.
Or, contro le tue lagrime
lotta una forza opposta.
Io mi prosterno supplice
a te dinanzi, o figlio,
ed alle tue ginocchia,
alla tua man m’appiglio,
al volto, e spargo il mio pianto senile.
Frena la leonina, la selvaggia tua bile,
che ti sospinge a furia empia di strage,
che vuole ai mali aggiungere
di guai nuova compage.
teseo
Orsú, favello a te, che siedi in tanto
miserabil postura, il viso tuo
mostra agli amici. Oh, tènebra non v’è
di cosí negra nuvola, che possa