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piomberà la sciagura, a ricordarvi
che voi siete miei servi, io vostro re.
coro
O figli della terra, o germogliati
dalle zanne onde Marte un dí vuotò
la mascella del drago, or, ché lo scettro,
fulcro alla destra, non levate, ché
non percotete l’empio capo a sangue
di costui, che non è Cadmèo, che giunse
di fuori via, che tristo è piú d’ogni altro,
e ai giovani comanda? Oh, ma ben poco
t’allegrerà tiranneggiarmi, e tuo
non sarà ciò ch’io guadagnai con molta
fatica del mio braccio e assai travaglio.
Vattene donde sei venuto, e lí
insolentisci. Ma sin ch’io son vivo,
tu non ucciderai d’Ercole i figli:
l’eroe che li lasciò, non è nascosto
tanto profondo, no, sotto la terra.
Ché tu, ch’ài la città tratta a rovina,
or la governi; ed egli che ne fu
benefattore, di compenso è privo.
Ed io, se aiuto ai miei defunti amici,
quando bisogno han piú d’amici, arreco,
faccendiere sarò? Deh, quanto brami
stringer la lancia, o mia mano; e distrutta
la brama va, per l’impotenza; o ch’io
t’avrei costretto a non chiamarmi schiavo,
e glorïosa vita in questa Tebe
dove tu godi, condurrei: ché male