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sposo, ha compiuto? Sterminò, die’ morte
a un serpente palustre, e a quella belva
nemèa, che prese al laccio, e disse poi
che fra la stretta delle braccia sue
soffocata l’aveva. E tali sono
le ragion’ vostre? E a morte esser sottratti
dovrebbero per esse i figli d’Ercole,
che, privo affatto di coraggio, fama
lucrò, lottando con le fiere, e niuna
prodezza ebbe nel resto al braccio manco,
mai lo scudo non resse, e mai non mosse
contro le lancie, ma brandiva l’arco,
l’arma d’ogni altra piú codarda; e pronto
era sempre alla fuga. E non è l’arco
prova al valor d’un guerrier, ma quando
resta a pie’ fermo, e i solchi fissa intrepido
irti di lancie dei nemici, saldo
nella sua fila. E questa mia non è
efferatezza, ma prudenza, o vecchio.
Io so che il padre di costei, Creonte
uccisi, e il soglio or n’occupo. Se crescono
questi fanciulli, io vivo avrò lasciato
chi dell’opere mie trarrà vendetta.
anfitrione
Giove, per quanto spetta a lui, difenda
di Giove il figlio; ma provare io voglio
che stoltezza è la sua, parlando come,
Ercole, di te parla; e che la fama
tua sia macchiata, io tollerar non posso,
E prima, allontanar voglio l’accusa
sacrilega da te; ché sacrilegio,