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MEDEA 33



medea

Ahimè, son giunta all’ultima rovina!
I miei nemici sciolsero le gomene
tutte, e porto non è dove io rifugio
trovi dalla sventura. Eppur, sebbene
in tante angustie, chiederò, Creonte,
perché mi scacci dalla terra in bando.

creonte

Di parole raggiri non occorrono.
Temo che qualche male immedicabile
alla mia figlia tu procacci; e molte
ragioni a tal sospetto mio concorrono.
Scaltra di molte male arti maestra
sei tu: pel letto, che ti fu rapito,
del tuo consorte, sei crucciata; e sento
che tu minacci, a quanto pur mi dicono,
che un qualche mal tu vuoi fare alla sposa,
a chi la tolse, a chi la diede. Ed io,
pria di patirlo, mi schermisco. Meglio
venirti in odio, o donna, oggi, che debole
essere, e dopo amaramente piangerne.

medea

Ahimè, ahimè!
Non or la prima volta, anzi sovente,
Creonte, a me nocque la fama, e molti
danni mi procurò. Mai non dovrebbe
nella scïenza un uom di retto senno
troppo scaltrire i figli suoi: ché, a parte

Euripide - Tragedie, II - 3