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LE FENICIE 265



eteocle

E al senno od al valor dovrò badare?

creonte

A entrambi: l’uno senza l’altro è nulla.

eteocle

Come dici sarà fatto: alle sette
torri della città muovo, e alle porte
i capitani schiero, uguali forze
contrapponendo agli avversarî. Lungo
sarebbe dire di ciascuno il nome,
mentre i nemici già le mura investono.
Or vo’, ché piú non si poltrisca. E, deh,
faccia a faccia scontrar possa il fratello,
e pugnare con lui, vincerlo, uccidere
quei che la patria mia venne a distruggere.
Delle nozze di mia sorella Antigone,
e di tuo figlio Emòne, ove io morissi,
abbine cura tu. La dote ch’io
le promisi, confermo, ora che a zuffa
muovo. Fratello di sua madre sei:
che giova far lunghi discorsi? Curala
per amor mio, come a te pur s’addice.
Il padre, taccia merita di stolto,
ché della vista sé privò: lodarlo
non potrei: se i suoi voti esito avranno,
egli uccisi ne avrà. Sola una cosa
da far ci resta: se Tiresia, il vate