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LE FENICIE 247


questo di piú? Non è che un nome. Basta
per l’uom di senno, il necessario. I beni
dei mortali non son loro dominio:
li abbiam dai Numi, e noi li amministriamo;
e quando piace a lor, ce li ritolgono;
e la fortuna non è cosa stabile,
ma dura un giorno. Or via, questo dilemma
voglio proporre a te: che preferisci:
tenere il regno, oppur salvare Tebe?
Che mi dirai? Tenere il regno? — E se
costui ti vince, e l’armi degli Argivi
vincon le schiere dei Cadmèi, vedrai
questa rocca di Tebe al suolo eversa,
molte vedrai fanciulle schiave, tratte
via dai nemici. Fonte di cordogli
pei Tebani sarà quella ricchezza
che vai cercando. Ambizïon t’acceca.
A te questo sia detto. Or, Poliníce,
a te mi volgo. A te prestava Adrasto
dissennato favore; e dissennato
anche tu fosti, che venisti a struggere
la tua città. Via, dimmi, ove tu giunga,
mai non avvenga, a conquistar la terra,
come a Giove potrai levar trofei,
e vittime immolar, come, se avrai
la tua patria distrutta? E sulle spoglie
scriver potrai, vicino ai rivi d’Inaco:
«Questi scudi agli Dei, poich’ebbe Tebe
data alle fiamme, Poliníce offerse?».
Deh, questa gloria non t’avvenga mai
di conseguir presso gli Ellèni, o figlio.
Se invece tu sarai vinto, e costui