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LE FENICIE | 245 |
della terra, se ciò fosse possibile,
per avere il Poter, che fra i Celesti
occupa il primo posto. Un tanto bene
cedere, o madre mia, non voglio ad altri,
ma serbarlo per me. Viltà sarebbe
se, rinunciando al piú, pigliassi il meno.
Ed onta inoltre avrei, se, quando questi
viene con l’armi a saccheggiar la terra,
quanto brama ottenesse. Anche per Tebe
vituperio sarebbe, ove, per tema
dell'armi di Micene, io concedessi
il mio scettro a costui. Non già con l'armi
egli cercar dovea l’accordo, o madre.
Tutto risolve la parola, quanto
risolver può nemico ferro. Ed ora,
se di viver s’appaga in questa terra,
bene lo può. Ma di buon grado mai
consentirò ch’egli comandi, quando
serbar posso l’impero, ed io servirlo.
Venga ora il fuoco, vengano le spade,
i cavalli aggiogate, il piano empiete
dei vostri carri. Mai non cederò
il mio scettro a costui. Seppure è lecito
vïolar la giustizia, ottimo avviso
è vïolarla per un regno: in tutte
l’altre vicende, essere pii conviene.
coro
A tristi opre i bei detti mal s’addicono:
non bello è questo, e amaro alla giustizia.