e corri corri. Che indugi? Udito
non hai? Tu, pure, l’hai partorito,
tu gli sei madre! Lascia il tuo tetto,
presto ed il figlio tuo stringi al petto.
Dalla reggia esce Giocasta.
giocasta
Entro la reggia, o vergini,
giunse un fenicio grido,
e venni: al mio pie’, tremulo
per vecchiaia, m’affido.
Vede il figlio.
O figlio, O figlio!
Alfine, dopo il transito
di mille giorni e mille,
vedo le tue pupille.
All’amplesso abbandónati
delle materne braccia,
ch’io tocchi la tua faccia,
e i riccioluti boccoli
delle tue negre chiome
la mia canizie ombreggino.
Ahimè! Ahimè!,
dopo quanto, in che punto,
fra le materne braccia alfin sei giunto!
Che devo dire? Come,
con le mani e coi detti,
la mia gioia molteplice,
vagando qua e là,
la gioia degli antichi miei diletti