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182 | EURIPIDE |
mutò la mia sorte? Oh, me misero!
Un dí tra le fiaccole pelie
v’entrai, fra clamor d’imenei,
tenendo per mano la sposa
diletta; e il sonoro corteo
seguía, me felice dicendo,
felice la sposa defunta:
ché nobili entrambi, di nobile
progenie, ci fossimo uniti.
Ma grido suona or ben diverso
dai canti di nozze; ma invece
di candidi pepli, le fosche gramaglie
m’adducono al talamo vuoto.
secondo corifeo
Antistrofe
In prospera sorte
su te, non esperto del duolo,
il duolo piombò. Ma la vita, ma l’alma
salvasti. Morí la tua sposa,
perdé l’amor tuo. Cosa nuova
ti sembra? La morte
a molti rapí la consorte!
admeto
Amici, il fato della sposa giudico
piú felice del mio, sebben non pare.
Ché niun dolore lei piú toccherà,
e glorïoso fin pose alle ambasce.
Ma io, che viver non dovea, schivata
la sorte, condurrò misera vita: