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Entra Diòniso, e rivolge lo sguardo alle rovine della casa di Semele.
dioniso
Suol di Tebe, a te giungo. Io son Dïòniso,
generato da Giove, e da Semèle
figlia di Cadmo, a cui disciolse il grembo
del folgore la fiamma. Ora, mutate
le sembianze celesti in forma umana,
di Dirce all’acqua, ai flutti ismenî vengo.
Dell’arsa madre a questa reggia presso
veggo la tomba: le rovine veggo
della sua casa, ove il celeste fuoco
fumiga, vivo ancor, della vendetta
d’Era contro mia madre eterno segno.
Do lode a Cadmo, che inaccesso volle
questo recinto, e sacro alla sua figlia;
ed io lo ascosi sotto tralci e grappoli.
Abbandonati i lidî solchi e i frigi,
feraci d’oro, e i persïani campi
saettati dal sole, e le città
di Battria, e il gelo della nuda terra,
all’Arabia Felice e all’Asia giunto,