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LE BACCANTI | 13 |
pianura ferace di grappoli,
fra un evio clamore
di cantici sacri, t’inviano
di Tebe a mirar le contrade.
Strofe II
Di Tebe a te cara piú molto
che ogni altra città,
al par di tua madre, dal folgore spenta.
Ed ora da morbo veemente
ella è tutta invasa.
Col pie’ salvatore
tu valica il giogo Parrasio,
o il gorgo sonante del mare.
Antistrofe II
Oh duce degli astri dall’alito
di fiamma, che i canti
notturni presiedi, figliuolo di Giove,
or móstrati insieme alle Tíadi
di Nisa, che ebbre
ti seguono, e intera
la notte danzando, delirano
per Bacco dator di fortuna.
L’altra immagine appare tra il roggio fumo della festa notturna nelle Rane d’Aristofane (v. 323 sg.).
Strofe
Oh tu che alberghi in questa sacra sede,
o Iacco, Iacco,
muovi su questo prato a danza il piede