Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu/80


LE BACCANTI 11

di Diòniso; ma anche delle loro tragedie dionisiache, non possediamo che rarissimi frammenti.

Eschilo aveva composta una trilogia su Licurgo. La prima parte, intitolata Gli Edoni, dové avere una condotta simile a quella delle Baccanti. Licurgo dava ordine, parrebbe, che si arrestasse e si conducesse alla sua presenza il nuovo Dio; e, veduto l’aspetto suo femminile, sclamava;

Qual femminetta è questa? La sua patria
quale? Quale il vestir?

Da un altro verso, celebre, perché, al pari del precedente, parodiato da Aristofane, ma troppo guasto perché si possa tradurre, pare che lo trattasse da ciurmadore. E alla liberazione di Diòniso gli abitanti della reggia e la reggia stessa, come la selva nelle Baccanti, sono colti da delirio bacchico:

coglie la casa un estro, i tetti un bacchico
delirio.

E alla pittoresca pàrodos della tragedia euripidea (126-137) fa pensare un altro brano un po’ piú lungo, nel quale si descrivono i canti e gli strumenti d’un’orgia bacchica (Frm. 57):

E di Cotíto celebran l’orgia.
Questi sui flauti,
opra del tornio, coi diti un cantico
ronzante segnano, che col suo strepito
la folla desta: quello dei cembali
il frastuono eccita: vibran le cetere:
paurosi mimi, da un invisibile
luogo, con voci di tauro mugghiano:
simile a inferno terribil tuono
greve del timpano s’effonde il suono.