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LE BACCANTI 7

corpo lacerato dai Titani, e della sua resurrezione. Particolari puerili e particolari tragici, che si possono tuttora leggere negli inni orfici, gittarono una lunga ombra sulla sua figura radiosa. Come avvenisse questa trasformazione si può forse indurre, ma ora non c’importa. Basti che Diòniso nei misterî assunse un carattere un po’ lugubre, e che questo valse a rendere piú complicata la sua figura.

Il popolo, a sua volta, senza impacciarsi di significati riposti e simbolici, vedeva Diòniso ben differente dagli altri Numi d’Olimpo. Questi vivevano lontani sempre dagli uomini, ricordandosi di loro solo per estorcere sacrifici; distributori, sí, dei beni e dei mali, ma distributori capricciosi: tanto che i poeti li rampognano spesso, amaramente, per la loro ingiustizia.

I benefici di Diòniso erano invece pronti, sicuri, tangibili, concessi tanto ai ricchi quanto ai poveri e agli schiavi (Baccanti, 454):

                         e in dono al misero
offre, non meno che al beato, il gaudio
del vino, dove ogni dolore annegasi.

Ma il vino era poi Bacco stesso, benigno sino al punto di comunicare sé agli uomini, d’immedesimarsi con loro: tanto che i suoi seguaci prendevano il suo nome, divenivano lui: come non esser grati ad un tale Iddio? Quindi la immensa popolarità di Diòniso. Gli altri Numi furono dai Greci solo temuti: Diòniso fu amato. E poiché dall’amore alla confidenza il passo è breve, perde’ anche, agli occhi del popolino, un po’ del suo prestigio celeste.