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PREFAZIONE LVII


e perfino i morti resuscitati arbitrariamente dalla tomba, per farli muovere intorno al fatale reciproco fratricidio. Centro ideale, e presame, e fattore d’unità artistica, la passione di Giocasta. Le figure sono tornate alla antica tragicità, senza miscuglio, o quasi, di elementi ibridi o mortificatori. Anche qui la parte corale è tenuta a grande altezza, e circonfonde l’azione di suoni e di colori mirabili; e le monodie e la relativa ricchezza delle parti cantate affidate ai personaggi, congiunta con la classicità del contenuto, conferisce a questo dramma una singolarissima aria composita, per cui anche esso appare, in mezzo a tutti gli altri, unico, inconfondibile.

Il compromesso fra l’antica e la nuova concezione appare assai piú visibile e, a volte, stridente, nella Ifigenia in Aulide. La fedeltà al mito è piú apparente che reale; perché su ciascun momento e sulla loro concatenazione il poeta lavora di fantasia, massime col fine di creare ad ogni nuova scena una nuova situazione. I personaggi hanno la psicologia borghese, quale s’era venuta determinando nell’ultima fase euripidea. Ma poi, Achille appare, a tratti, puro eroe; ed Ifigenia sale ad altezze raramente raggiunte da altre figure femminili del teatro greco. La ricchezza del paesaggio, l’uso della musica nel contesto drammatico, la condotta dell’intreccio, ci richiamano alle conquiste romantiche. E un vero tentativo di compromesso fra la concezione classica e la romantica appare in questo dramma, a cominciare dalla figura della protagonista, che, se in fine diviene fulgida altissima eroina, si mostra da principio timida bambina. Ma somma è l’abilità con cui si effettua il trapasso dalla infantilità all’eroismo.

La conquista romantica è utilizzata, ma pienamente assorbita, ne Le Baccanti. Essa manifesta il suo influsso soprattutto nella miracolosa pittura del paesaggio alpestre, e nella musicalità profonda che investe tutta la parte corale, che anche qui, non ha la solennità eschilea, ma neppure è mera ornamenta-