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PREFAZIONE | LV |
un monologo della protagonista, cosí qui è ridotta ad un lungo terzetto, fiancheggiato da alcune scene, che servono a prepararlo e risolverlo.
Ultraclassico era il soggetto dell’Elettra (413); ma rielaborato da Euripide con piena libertà. E non solo quanto all’intreccio, bensí anche quanto alla fondamentale concezione dei personaggi, che hanno perduto ogni aspetto eroico, e son divenuti semplici borghesi. Per questo fatto, l’Elettra rappresenta ancora un passo avanti nella concezione romantica, affermata anche dalla ricchezza del paesaggio, che nella prima parte è trattato con intenzione e virtú suggestiva quali non avevamo finora trovate in verun dramma greco (l’Edipo a Colono fu rappresentato una dozzina d’anni dopo (401). Singolare è il taglio del dramma, che con le due uccisioni di Egisto e di Clitemnestra, l’una a metà del dramma, l’altra alla fine, viene a risultare come la sovrapposizione di due drammi.
Un passo avanti, nella concezione romantica, è ancora segnato dall’Oreste, per la magnifica condotta dell’intreccio. Ed anche originale è la concezione fondamentale, perché, con piena indipendenza da ogni postulato mitico, la condizione d’Oreste appare ridotta ad una crisi di coscienza. Purtroppo, però, questa concezione originaria si stempera, via via, nella mechané. Interessantissimo è il coro, per due aspetti. Primo perché, pur senza avere la solennità ieratica del coro eschileo, neanche presenta il carattere, indipendente dalla tradizione, e, in sostanza, esornativo, che veniva via via assumendo in altri drammi d’Euripide, ma è lo svolgimento danzato di motivi strettamente inerenti all’azione, e che nella danza trovavano il loro perfetto sviluppo. Secondo, perché, in contrasto con la borghesizzazione dei personaggi (tutta gente da poco, già li definiva l’antico scoliaste) è tutto pervaso da un alto spirito lirico, che fa pensare, sebbene differentissimo, al lirismo di Eschilo.