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e poi che tutto si scoprí, temendo
che per l’insidie della madre tua
morir dovessi, e per le tue la madre,
con un’astuzia ti salvò: disposto
invece avea di tacer tutto il Nume,
ed in Atene di far sí che fosse
per madre tua costei riconosciuta,
tu per suo figlio, per tuo padre Apollo.
Ma per compire l’incombenza ond’io
strinsi al cocchio i cavalli, a voi gli oracoli
svelo del Nume. Uditemi. Creúsa,
questo fanciullo tu prendi, e di Cècrope
muovi alla terra, e sopra il trono insedialo:
ché ben degno è costui, nato dal sangue
d’Erettèo, di regnar su la mia terra.
E in Ellade sarà celebre; e i figli
nati da lui, da solo un ceppo quattro,
nome alla terra e alle tribú daranno,
fra cui diviso è il suolo mio rupestre.
Geleone sarà primo; secondo
Nel testo è una lacuna.

E gli Oplèti, e gli Argàdi, e la tribú
che dall’ègida mia deriva il nome,
degli Agicòri. E di costoro i figli,
popoleranno le città, nell’ora
che il Destino segnata ha, delle Cícladi,
e le spiagge marine, onde il mio suolo
gran forza avrà: d’entrambi i continenti
abiteranno le pianure opposte,
dell’Europa e dell’Asia; e il nome avranno
dal nome di costui, Ione, a gran gloria.
E comune tu e Xuto avrete prole: