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IONE 199

nello sposo, e partecipe
era della speranza dei suoi letti?
Egli è felice adesso, ella si logora
nel duol: ché piomberà nella vecchiaia
senza figli diletti.
O sciagurato! A questa casa estraneo
giunto, non seppe alla sua sorte, prospera
troppo, innalzare l’animo.
Deh, mora colui, mora,
che con la sua versuzie
vinse la mia signora!
Deh, mai libami che con pure avvampino
fiamme non arda ai Superi!
E bene apprender l’anima
mia dovrà. Ma s’appressano al banchetto
il nuovo padre e il figlio giovinetto.

Epodo
O gioghi che lo scoglio della Parnasia roccia
reggete eccelso, e la celeste sede
dove Bacco che leva le scintillanti fiaccole
lancia con le nottivaghe Baccanti a danza il piede,
mai non giunga il fanciullo alla nostra città,
e pria soccomba nel fior dell’età.
Bene Atene dovria, che ancora lagrima,
tener da sé lontano
il nuovo intruso: assai fu che un estrano
v’introdusse Erettèo nostro sovrano.