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Entra Ermete e si rivolge agli spettatori.

ermete

Atlante, quei che su le bronzee spalle
sostiene il ciel, dei Numi antichi albergo,
da una Dea generò Maia, che a Giove
me procreò, ministro ai Numi, Ermète.
E a Delfi or giungo, dove l’umbilico
de la terra fissò Febo, e ai mortali
pel presente e il futuro auspici canta.
Ché fra gli Elleni sorge una città
non ignobile, ed ha nome da Pàllade
dall’asta d’oro, dove Febo a nozze
forzò Creúsa, figlia d’Erettèo,
dove sorgon le rupi a Borea volte,
cui de l’Èllade i prenci eccelse chiamano;
e ignoto al padre, ché lo volle il Nume,
portò nel grembo il peso; e, giunto il giorno,
nella sua casa a luce un figlio diede
Creúsa, e lo portò nell’antro stesso
dove giacque col Nume; e lo depose,
sacro alla morte, d’incavata cesta
nel tondo giro, degli antichi padri

Euripide - Tragedie, I - 10