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maggior valore acquistino in loro confronto le altre doti piú propriamente specifiche.

Ma questa impressione nasce nell’analisi comparativa di tavolino, e non già nel cimento scenico, in cui ciascun personaggio risulta volta a volta dalle note che il drammaturgo presenta ed afferma.

E nello Ione, le tre note che ho rilevate sono tanto sottolineate, in confronto delle altre, quasi tutte accennate e sfumate, che da esse e non da quelle rimane determinata la figura del protagonista.

E ad ogni modo, tanto da esse quanto dalle altre, rilevate dal Grégoire, che spesso, spogliate dal velo ottimistico di cui le circonda il critico, appaiono piú tare che non pregi, risulta ben chiaro che Ione è tutt’altro che una figura eroica.

È uno dei giovinotti d'Atene, quali abbondavano nel clima ipercritico, scettico, e appunto antieroico, nel quale Euripide si trovava cosí bene, e cosí male Aristofane.

Un borghese. E come tale, dipinto bene: è, abbiamo detto, una figura fresca e piacevole. Salvo, che, trasportato nel l’atmosfera del mito eroico, si trova a disagio, come uccello di basso volo asceso ai rarefatti climi d’un’alpe. E, pure essendo in sé personaggio di dramma, come ora si direbbe, borghese, qui, nelle altitudini del mito, e d’un mito attico, che, nelle intenzioni del poeta dovrebbe essere elevato e poetico, sembra, per contrasto, personaggio da commedia, e, a momenti, da farsa.

Ed anche piú ameno risulta Xuto. Impossibile determinare con precisione se e fino a qual punto venisse suggerita dal mito la sua figura di marito gabbato. Ma ciò non ha importanza, riguardo al giudizio sulla figura euripidea. Il tono fa la musica; ed Euripide, anche accettando il tipo, d’altronde comune nella mitologia greca, dell’eroe padre putativo del