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In qualsiasi storia della Letteratura greca, in qualsiasi studio speciale, lo Ione è annoverato, anzi posto in prima fila fra i drammi di soggetto romanzesco.

E, cosí in genere, tutti siamo d’accordo. Ma se si viene a precisare, allora cominciano i dubbî.

Perché, quando il Patin, per esempio, ci dice che il «romanzesco» consiste in «uno sviluppo di avventure fuori dal corso naturale delle umane vicende», noi domandiamo se è facile immaginare sviluppi piú straordinarii e maravigliosi di quelli offerti da tutto il complesso dei miti greci: basta leggere Apollodoro.

E cosí, se badiamo ai soliti elenchi dei «motivi» che determinerebbero questo carattere romanzesco1, súbito ci corrono al pensiero altri drammi, d’Euripide, e non solamente d’Euripide, che nel complesso non sono davvero romanzeschi, e che pure appaiono ispirati, e spesso addirittura imperniati su qualcuno di quei famosi motivi. L’abbandono e il riconoscimento d’un bambino? — E l’Edipo re? — La passione d’a-

  1. Si possono vedere enumerati nella prefazione allo Ione del Grégoire (Edition Belles Lettres, p. 172). Qui, come un po’ dappertutto, le osservazioni del Grégoire rispecchiano l’opinione comune; e perciò le cito di preferenza.