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i corifea
Quale empietà! Signore, né i Celesti
veneri tu, né Cadmo, che piantava
la spiga altrice d’uomini? Figliuolo
tu d’Echïòne, la tua stirpe macchi?
tiresia
Quando un uomo che sa trova al suo dire
bell’argomento, il bel parlare è facile.
Tu lingua hai pronta, come senno avessi;
ma nessuna saggezza è nei tuoi detti.
E chi ha possa ed audacia e parlar facile,
mal cittadino è, se gli manca il senno.
Questo novello iddio che tu schernisci,
non ti so dire quanta sia per l’Ellade
la sua grandezza. Ché due cose, o giovane,
hanno pregio supremo fra i mortali:
la dea Demètra, ch’è la terra, e chiamala
con qual nome tu voglia; essa nutrisce
con la spiga i mortali; e a lei d’accanto
ora s’è posto di Semèle il figlio,
che all'uom donò l’umor dolce dei grappoli,
l’umido succo che solleva i miseri
d’ogni cordoglio, allor che si riempiono
dell’umor della vite, e dà nel sonno
l’oblio dei mali cotidiani; e farmaco
altro non v’è delle fatiche. Or questi
che Nume è pure, vien libato ai Numi,
sí che per lui profitto abbiano gli uomini.
Tu lo beffeggi perché nella scapola