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IL TRADUTTORE
oichè mi venne compiuta, come seppi il meglio, la italiana versione di tutti i drami a noi rimasti di Euripide, imprendo di publicarla, compresa pur quella di cinque di essi che già mandai per le stampe, e che poi, al lume di più accurati studii novamente fatti da me, ho ricorretta per modo che in questa sola edizione per mia cosa la riconosco. E perchè taluno potrebbe desiderare di aver qui la ragione del presente lavoro, dirò brevemente che non mi sottrassi nè a cure nè a fatica per giungere, consultando il sapere de’più accreditati illustratori di questi componimenti, alla vera o almeno alla più probabile interpretazione de tanti luoghi ove il concetto del poeta o fu da lui stesso non chiaramente alla intelligenza depposteli significato, o le ingiuriose vicende de i tempi e la misera ignoranza degli scrivani l’hanno sì guasto e oscurato, che senza l’opera della critica non è possibile di redimerlo dalle sofferte alterazioni; e nè pur essa la critica non sa le tante volte riuscire onorevolmente al suo fine. Di che renderò conto,