Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) II.djvu/94


AGAMENNONE 91

sciagurata, famelica, pitocca.
Ora il profeta ond’io fui profetessa
1315m’adduce a tal fato di morte. Invece
del patrio altare, il ceppo attende me,
e il colpo e il caldo di funerea strage.
Ma non morremo senza onor di Numi.
Altri pur sorge a far nostra vendetta:
1320matricida un rampollo, a far vendetta
del padre suo. Fuggiasco e vagabondo,
da questo suol bandito, tornerà
a coronar pei suoi questa sciagura.
Gli saran guida del giacente padre
1325l’ossa invocanti. - A che sí piango e levo
lamenti? Poi che vidi Ilio soffrire
ciò che sofferse, e quei che la distrussero,
per giudicio dei Numi han questa sorte,
muovo al mio fine, e al peso non soccombo.

Volgendosi alla porta della reggia



1330Il mio saluto a voi, porte d’Averno!
Ed imploro per me colpo mortale:
sí che, sgorgando a facil morte il sangue,
senza spasimo queste luci chiuda.


CORIFEO

Donna che molto soffri, e molto sai,
1335parlasti a lungo. Or, se il tuo fato scorgi,
come dunque all’altar, quasi giovenca
volonterosa, di gran cuore appressi?