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PROLOGO



SCOLTA


Numi, il riscatto concedete a me
dei miei travagli, della guardia lunga
un anno già, ch’io vigilo sui tetti
degli Atridi, prostrato su le gomita
5a mo’ d’un cane. E de le stelle veggo
il notturno concilio, ed i signori
riscintillanti che nell’ètra fulgono,
ed il verno e la state all’uomo recano.
Ed ora il segno aspetto della lampada,
10del fuoco il raggio, che da Troia rechi
della presa città la fama e il grido.
Cosí comanda il cuor che aspetta e brama
di maschia donna. E intanto, ecco il mio letto,
irrequïeto, molle di rugiada,
15né sogno alcuno lo frequenta mai:
ché non sovrasta a me sonno, ma tema
ch’io le pupille a sopor greve chiuda.