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256 | ESCHILO |
su le zolle spargendosi,
di letifere macchie la terra coprirà.
Che faccio? Verso lagrime?
Sarò con questi cittadini acerba?
O della Notte misere
figlie, nessuno, onor prestato v’ha.
ATENA
Prive d’onor non siete, e non vi piaccia,
per troppo d’ira, questo suolo rendere
sterile, o Dive. Anch’io — dirlo che giova? —
posso in Giove fidare: io sola so
del ricetto le chiavi ove la folgore
è sigillata. Ma per che, la folgore?
Ben t’indurrai per le parole mie
a non scagliare con impronta lingua
su questa terra il maleficio, e tutti
farne abortire i frutti. In cuor sopisci
l’impeto amaro della negra furia,
e delle cose e degli onor partecipe
con me sarai: di questa terra grande
offerte le primizie a te saranno
per gli sponsali, e quando nascon pargoli:
onde il consiglio mio loderai sempre.
CORO
Strofe II
Questo da me si tollera,
da me vetusta Diva! E, ahimè, di questa