Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LE EUMENIDI | 245 |
ORESTE
E consanguineo di mia madre io sono?
CORIFEA
O tristo, il sangue ch’è piú tuo, repudî:
di tua madre, che in grembo ha te cresciuto.
ORESTE
Tu siimi teste, e tu dimostra, Apollo,
se a buon diritto uccisi. Uccisa l’ho,
non io lo nego. Ma se giusto fu,
versare il sangue, o ingiusto, a tuo giudizio
ora tu dimmi, ch’io lo dica a questi.
APOLLO
Il giusto a voi favellerò, d’Atene
giuría suprema. Io, che profeta sono,
non mentirò. Dal mio trono fatidico,
né di città, né d’uomo, né di femmina
nulla io non dissi mai, che Giove Olimpio
nol m’imponesse. Ed or, persuadetevi
quanto fu l’atto di costui legittimo,
ed al voler del padre mio chinatevi:
ché piú di Giove nessun giuro vale.