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LE EUMENIDI | 229 |
quando avanziamo recinte dai lividi pepli,
e batte l’infesto mio piede la danza.
Con un gran lancio dall’alto io piombo,
e l’orma somma del mio pie’ gravo
sopra i fuggiaschi, gravo a sterminio
le membra, e infliggo la trista sorte.
Antistrofe III
Né chi rovina, nel turpe delirio, del crollo s’avvede:
come caligine attorno lo scempio gli svola;
e la lor misera fama, sovr’esse le case
addensa fra lagrime le tenebre cieche.
Con un gran lancio dall’alto io piombo,
e l’orma somma del mio pie’ gravo
sopra i fuggiaschi, gravo a sterminio
le membra, e infliggo la trista sorte.
Strofe IV
Questa è la nostra legge,
e al nostro fine agevoli
troviamo i mezzi. Memori
e severe ai mortali, e inesorabili,
senza onore né pregio,
viviam lunge dai Numi,
dove non s’apre tramite
né ai vivi, né ai defunti, ove non brillano
giammai del sole i lumi.