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LE EUMENIDI 201


Del resto, tutte Le Eumènidi hanno, di fronte alle due prime parti, carattere singolare e trascendente. Tranne Oreste, i personaggi sono sovrumani: Apollo, Atena, le Eumènidi, il fantasma di Clitennestra. E il contenuto, sebbene conduca il dramma alla soluzione attraverso parecchi episodi, è più filosofico che drammatico. Il nucleo etico, non è più germine, operatore, ma quasi invisibile: esso, massime nella seconda parte, si estende e diviene polpa e buccia versicolore. L’interesse si sposta, dal mito alla discussione di problemi teorici immanenti ed eterni. Può un figlio uccidere la madre? Può un Dio spingerlo al matricidio? E può essere assoluto, e chi lo può assolvere? — Attraverso a queste discussioni, che spesso rivestono carattere sofistico, riesce esaltato il trionfo della giuria sulla barbarica legge del taglione.

Questo trionfo di civiltà, che viene qui attribuito ad Atene, costituisce il punto capitale de Le Eumènidi, e la mèta di tutta la trilogia. Ho accennato per tratti rapidissimi, ché ognuno, leggendo il dramma, intenderà senz’altro i particolari.

Chiunque può intuire, con uno sforzo minimo d’immaginazione, la vivacità scenica della prima parte, tutta mossa e spettacolosa. Nella seconda parte, invece, non

    giunge: «Les habitudes de l’opéra moderne veulent que le spectacle finisse en pleine action. Il n’en était pas de méme dans l’opéra ancien (voir Orphée ou Iphigénie en Aulide) où, quand la tragèdie était achevée, une musique heureuse, de belles danses, des chants paisibles venaient détendre l’esprit. C’est ce qui contribue à donner à ces oeuvres leur caractère de rève bienfaisant et serein. Pourquoi ne pas revenir à cette conception dramatique? Je la crois plus haute que la notre.» Musiciem d’autrefois, pag. 204.