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144 | ESCHILO |
portar nel nido la paterna preda.
270Cosí me vedi e mia sorella Elettra
figli del padre orbati; e dalla reggia
fuggiaschi entrambi. Or, se tu sperdi i teneri
germi di chi d’offerte e d’onoranze
ti largheggiava, e da qual mano avrai
275cosí prodighi doni? E se dell’aquila
la progenie distruggi, e donde agli uomini
mandar potrai gli oracoli sicuri?
Né allor che tutto inaridito sia
questo ceppo regal, te sugli altari
280nei dí dell’ecatombe onorerà.
Guardaci! A te tornare grande è facile
questa casa che sembra or tutta un crollo.
CORIFEA
O salvatori dei paterni lari,
tacete, o figli, ché non v’oda alcuno,
285e, mal frenando la sua lingua, tutto
non ripeta ai padroni. Ah!, ch’io li vegga
d’una vampa sparir fra i picei guizzi!
ORESTE
Non mai mi tradirà del Nume ambiguo
l’oracolo possente. Esso m’impose
290d’affrontar questo rischio; e ad alte grida
mi favellò: le procellose pene
mi profetò che il cuore m’arderebbero,
s’io non punisco chi mio padre uccise.