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140 ESCHILO

CORIFEA


E piede in questo suol mai non porrà!
195A maggior pianto i tuoi detti mi sforzano.

ELETTRA


Ed anche a me d’amara bile un fiotto
avvolge il cuor, mi batte aguzza freccia,
e giú dagli occhi aride stille cadono
di tristo pianto, intrattenute, quando
200questo ricciolo vedo. E posso credere
che d’altri sia fra i cittadini d’Argo?
Non la mia madre lo recise certo,
che gli die’ morte, che pei figli suoi
non ha cuore di madre, anzi li aborre.
205Ma come potrò dir sicuramente
che questo dono è del mio dilettissimo,
d’Oreste?... Ahi!, tutta la speranza m’agita.
Ahimè!
Deh!, questo riccio intelligibil voce,
210come un araldo, avesse, ed io nel dubbio
non dovessi ondeggiare: anzi mi fosse
chiaro se fu da un odïoso capo
reciso, ed io lungi da me lo scagli;
o se fraterno, a comun lutto, a fregio
215di questa tomba, a onor del padre, resti.
     Ora i Numi invochiamo, essi che vedono
da che tempeste, a guisa di nocchieri,
siamo aggirate: e se ci attende il porto,
da picciol seme nascerà gran tronco.