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10 | ESCHILO |
pare Clitennestra, e tutta la città è nuovamente domata. Da questa donna si sprigiona una forza magnetica, la forza delle volontà incrollabili. E durante tutta la tragedia è visibile questo temibile fàscino che ella esercita su tutti. Quando ella compare, sembra che sulle fronti e sugli occhi costernati si levi la testa di Medusa.
Siamo all’ultimo episodio della sua vita, e un nuncio le reca la notizia della uccisione di Egisto, compiuta da Oreste. Le prime parole che pronuncia la femmina implacabile son per chiedere una scure: per uccidere il figlio come uccise il padre.
E neppure la morte riesce a domarla. Dopo che il figlio l’ha trafitta, il suo spirito vigila le Furie vendicatrici; e appena queste si assopiscono, le scuote e le incita con amara rampogna ad incalzare il matricida.
In mezzo a questa orrida miscela di sentimenti perversi, un affetto sincero, immutabile: Egisto. Pochi tratti, ma rivelatori.
Quando i vecchi la minacciano che dovrà scontare il suo delitto, proclama sicura:
- Sospetto e paura
- in casa mia non entrerà, finché
- sul focolare mio la fiamma accenda
- Egisto, e m’ami, come adesso m’ama!
E quando il figlio le annuncia che ha ucciso il drudo, il vero dolore che essa prova, paralizza la sua ipocrisia, e le strappa un grido di vera angoscia:
- Ahimè! Sei morto, Egisto dilettissimo!