Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) II.djvu/115


AGAMENNONE 112

Ma l'empio padre di quest'uomo, Atreo,
1685piú che a dolcezza a passïone ligio,
un banchetto prepara, a infinta festa
di sacrifici, e la carne dei figli
gl’imbandí sulla mensa. Questo fu
il suo dono ospitale. I piedi e l’ultime
1690falangi delle mani sminuzzò,
che segno umano non paresse, e in pezzi
glie l’imbandí. Non le conobbe quello,
le prese - e il cibo manducò: funesto,
come vedi, alla stirpe. Poi s’accorse
1695dello scempio esecrabile; e ululò,
vomitando le carni, e al suol piombò.
Ed un destino di sciagure immani
sui Pelòpidi invoca; e con un calcio
la mensa abbatte, e impreca che fine abbia
1700tutta cosí di Plístene la stirpe.
Ecco perché vedi costui caduto:
ed io tal morte a buon diritto ordii:
ché me, terzo dei figli, insiem col misero
padre bandí, chiuso tuttora in fasce.
1705Ma qui, cresciuto, mi guidò Giustizia:
e l’attacco a quest’uom diedi, pur lungi
stando dalla sua porta: ché tutte io
ordii le fila della trama infesta.
E sin morte m’è dolce, or che costui
1710stretto nei lacci di giustizia ho visto.

CORIFEO

L'oltraggio in bocca dei malvagi, o Egisto,