La progenie della madre venerabile
schivi il letto dei mariti,
delle nozze il laccio evíti.
Antistrofe VII
Sopra me che a lei m’affido, volga il guardo ora la figlia
del Signor dei Numi, Artèmide, cui pudore e su le ciglia.
Sopra quelli che m’inseguono
con gran possa ella s’abbatta:
ella deve, intatta vergine,
me salvar, vergine intatta!
La progenie della madre venerabile
schivi il letto dei mariti,
delle nozze il laccio evíti.
Strofe VIII
O, spènteci di laccio,
stringendo i rami supplici,
andrem, fosca progenie,
dal sole in bruno tinte,
al Nume che tutti ospita,
al Giove sotterraneo
che sui defunti vigila,
poi che ci avran gli Olimpî Dei respinte.
Ahimè, Giove, ahimè!, l’ira
dei Celesti contro Io, me pur flagella:
noto il geloso zelo
m’è di tua sposa, che sconvolge il cielo.