Ahimè! ahimè!
Acconcio, mentre pur viva sono,
io per me l’ululo di morte intono.
E invoco il suolo Apio
— o terra, t’è cognita
la barbara mia querimonia —
e avvento le mani, a distruggerla,
sovressa la veste sidonia.
Antistrofe VI
Quando è lontana l’ora di morte,
quando sorride prospera sorte,
d’ostie profumi — volano ai Numi.
Ahimè! ahimè!
Il mio travaglio qual fine avrà?
Dove il maroso ci spingerà?
E invoco il suolo Apio
— o terra, t’è cognita
la barbara mia querimonia —
e avvento le mani, a distruggerla,
sovressa la veste sidonia.
Strofe VII
La dimora di tronchi alberi, ch’à compagini di funi,
ci condusse remigando, tra procelle e flutti, immuni,
col soffiar di venti prosperi.
Non mi lagno. Deh!, sicuro
cosí Giove affretti l’esito
d’ogni evento nel futuro.