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LE SUPPLICI | 9 |
reale, le Supplici devono occupare il primo posto. Esse ci presentano un Eschilo ancora sotto il pieno influsso della tradizione arcaica. Non solo per il poco rilievo delle figure sceniche, e per la prevalenza delle parti corali; ma anche per un altro fatto che non mi pare sia stato abbastanza rilevato: che, cioè, anche nella economia drammatica, il coro delle Danaidi è qui protagonista e i personaggi scenici — Danao, Pelasgo e il servo egizio — sono secondarî. Questa prevalenza assoluta del Coro ci fa risalire addirittura ai primordî del dramma; e non la troviamo piú mai negli altri drammi di Eschilo, neppure in quelli che dal Coro prendono il nome: I Persiani, Le Coefore, Le Eumenidi. In questi, come poi in tutti i drammi di Sofocle e di Euripide, il coro discende a un grado inferiore, per divenir talora quasi intruso.
Per le Supplici, dunque, piú che per verun altro dramma, bisogna ripetere quello che dicemmo a proposito di tutto il teatro di Eschilo. Piú che tragedia nel senso moderno, sono un grande oratorio. Nel mare della musica, ondeggiante ed estuante, gli episodî drammatici emergono come isole brevi. Questo deve sempre rammentare chi vuole formarsi una giusta idea, pronunciare un fondato giudizio.
Non però dovremo concludere che le Supplici fossero prive d’efficacia scenica. Il contrasto, vita d’ogni azione drammatica, anima tutti i suoi episodî, e, nella scena con l’araldo degli Egizî, giunge sino alla violenza. E l’arrivo delle fanciulle, poi quello di Pelasgo sul cocchio, a capo d’una schiera d’armati, l’arrivo dell’araldo egiziano seguíto da sgherri, e il loro urto con le schiere delle fanciulle, e poi con gli Argivi, sono situazioni suscettibili di grande effetto. E di grande effetto poterono anche essere la scena,