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LE SUPPLICI 7


Non si potrebbe decidere con sicurezza se abbia sapore serio oppur comico: poté quindi appartenere tanto al grottesco demonietto, quanto al potentissimo Dio del mare.

Questo Amímone poté dunque chiudere la tetralogia. E non vuol dire che svolgesse fatti anteriori a quelli della trilogia: era licenza piú che concessa al dramma satiresco.

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Regna discordia fra i dotti intorno alla data delle Supplici. L’opinione vulgata, badando, cosí all’ingrosso, alla maggiore estensione della parte corale, alla semplicità dell’azione, all’uso di due soli attori, le considerava opera giovanile, certo la piú antica fra le tragedie superstiti. Altri, badando invece alla simpatia dimostrata per la città d’Argo, la collocherebbe intorno all’anno 461-60, quando fu stretta un’alleanza fra Argo ed Atene.

Ma non mi sembra che questa coincidenza storica valga di per sé sola a svalutar gli argomenti sui quali si fondava la più antica opinione. Il carattere arcaico delle Supplici è innegabile. Vero è che un artista può in qualunque momento della sua carriera, tornare, di proposito o inconsciamente, a forme del passato: cosí Euripide nelle Baccanti. Ma arcaismo non è, arcaicità; e un occhio esperto riconosce presto le opere arcaizzanti, presto scuopre, sotto la corteccia fosca e rugosa, il chiaro palpito della nuova linfa: come appunto avviene nelle Baccanti. Ma l’arcaicità delle Supplici è perfetta, compatta, senza la menoma incrinatura, nell’azione, nella lingua, nella psicologia. Per me basta quest’ultimo argomento. Se accettiamo la data del 461, Eschilo avrebbe avuto 64 anni. A 67 anni — qui abbiamo