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PROMETEO LEGATO 293

come sparvieri che colombe incalzino,
d’empie nozze a far preda essi verranno.
Ma un Nume a lor contenderà che godano
le dolci membra. E la Pelasgia terra
li accoglierà, spenti da man donnesca,
da femminea notturna audace strage:
ché ogni donna il suo sposo ucciderà,
il doppio taglio della spada a lui
immergendo nel sangue. Oh!, tali nozze
tocchino ai miei nemici! — Una fanciulla1
amore molcirà, ch’ella risparmi
del suo letto il compagno. E il suo disegno
non compierà; ma sceglierà, fra due,
pria che omicida, esser chiamata imbelle.
Ad Argo essa darà regia una stirpe.
E lungo ora sarebbe esporre il tutto:
pur, da questa semenza nascerà
ben audace un rampollo, illustre arciero,
che me dai miei tormenti affrancherà.
Tale oracolo a me l’antica madre
die’, la titania Temi. Il dove, il come
questo avverrà, lungo sarebbe a dirlo,
e niun vantaggio a te sarebbe apprenderlo.
io
Ahimè, ahimè!
Tutta ancora m’invade uno spasimo,
le frenetiche smanie mi bruciano,
mi trafora de l’estro la cuspide
che non ebbe dal fuoco la tempera.