Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) I.djvu/32


prefazione xxxiii

adolescente, che vi si contempla. Ma dietro lui un altro fanciullo regge, sospesa in maniera che si rifletta anch’essa nello specchio, un’orrida maschera nera. Certo il primo giovinetto, contemplandosi, riceverà l’impressione che la propria faccia sia orrendamente trasformata. É una scena di affascinazione. E la maschera fosca, con gli occhi spalancati, dove il bianco larghissimo anello della sclerotica cinge la negra pupilla come un macabro alone, è tale, che desta anche in noi un senso di raccapriccio.

IV. - Diòniso stretto alla sua Arianna. Si sa che presiedeva tanto ai misteri, quanto alle rappresentazioni drammatiche.

V. - Un dèmone (o una dimonia?) fústiga una donna nuda. Forse la dolorosa mortificazione era indisperisabile a conseguire la perfezione mistica.

VI. - Una donna ignuda balla, accompagnandosi col suono di due nàcchere. Dietro lei, un’altra donna, interamente vestita, sembra dileguare. Un tirso, fra le due figure, garantisce il carattere dionisiaco.

Queste le figurazioni, eliminata la prima, che non appartiene, mi sembra, alla rappresentazione mistica. Sui particolari possono cadere dubbî; non però sull’insieme; e quelli avanzati con tanta insistenza per condurre questi affreschi nella sfera anodina delle rappresentazioni generiche, sono ispirati alla manía, tanto frequente negli eruditi, di far buio dov’è luce. Nel conplesso, queste pitture dànno veramente un’idea delle rappresentazioni mistiche. Esse ci svelano, in forma concreta, un lembo di quella vita misteriosa che dalle più remote origini accompagna via via il popolo greco, rimanendo na-