cui neppur morto la terra nasconde.
Ma come un cane, surgendo dagli Inferi,
me sciagurata sospinge, e digiuna
lungo le sabbie del pelago incalza.
Strofe
Strepe il vocale cerato calamo
una melode che sonno infonde.
Ahimè, ahimè! Misera me!
Dove m’adduce questo lungivago
errore? Dimmi, figlio di Crono,
di quale colpa rea mi trovasti,
che, al giogo astretta di questi crucci,
ahimè, ahi!
me sciagurata, priva di senno,
con lo sgomento strazi dell’estro?
Col fuoco bruciami, fa ch’io di terra
sia ricoperta, del mare ai mostri
dammi in pastura, sordo non essere,
questi miei voti, signore, adempi.
Troppo provata m’hanno i lungivaghi
errori, e come sfugga mie pene
non m’è concesso saper!
Si volge, un po’ calmata, a Prometeo.
La voce
della cornigera fanciulla ascolti?
prometeo
Io non udire la figliuola d’Inaco
punta dall’estro? Ella d’amore avvampa