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oceano
Giungo a te, Prometèo: questo augello
dalle penne veloci, diressi
col voler, senza freni. Ben lunga
fu la via che m’addusse a la mèta.
Sappi ch’io di tua sorte doloro:
mi vi astringe la stirpe comune,
io mi penso: ma, oltre alla stirpe,
niun v’è la cui doglia
io partecipi piú che la tua.
Tu saprai che sincero è il mio labbro,
che dir vane parole e lusinghe
mio costume non è. Dimmi dunque
in che cosa giovare io ti posso;
e dovrai convenir che nessuno
piú d’Oceano t’è fido amico