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I SETTE A TEBE 187

né vide alcuno mai vinto ancor Giove.
Questo Nume e quel Nume hanno essi amici.
Noi dalla parte di chi vince, quelli
di chi soccombe rimarran, se pure
Giove Tifone supera. E se debito
è che di questi guerrieri cònsona
sia la sorte alle insegne, a Iperbio, Giove
ch’è nel suo scudo, salvezza darà.
coro
Antistrofe II
Questi che sovra lo scudo il terrigeno
Dèmone infesto, rivale di Giove,
ha impresso, insegna nemica ai mortali
ed ai longevi Celesti, deh!, gitti
la testa mozza dinanzi alle porte!
esploratore
E sia cosí. Del quinto ora ti parlo,
che alle porte Borrèe presso ha le schiere,
al quinto posto, vicino alla tomba
del rampollo di Giove, Anfíone. Giura
per la sua lancia, in cui confida, e piú
del Dio l’onora, e piú di sue pupille,
che struggerà la rocca dei Cadmei,
a dispetto di Giove. Cosí grida
questo germoglio di montana madre,
uomo e fanciullo, vago volto, e or ora
su le sue gote cresce la lanugine:
fitta, ché il sevo dell’età la spinge,
gèrmina. È il nome verginal; ma egli,