E trascinate le donne vedove,
ahimè, le vecchie presso alle giovani,
come cavalle, per la cesarie,
fatte a brandelli le vesti. Ed ulula
la città vuota, mentre esse vanno
fra le commiste grida, a rovina.
Io tutta tremo già per il grave futuro danno.
Antistrofe II
Ahi, quale pianto, pria delle nozze, le intatte vergini
vederle muovere, per la cesarie
tratte, a le case che ancora tenere
le coglieranno! Per certo assevero
che miglior sorte
di questa s’ebbe chi trovò morte.
Ahimè, ché orribili sciagure, orribili,
sopra una vinta città s’aggravano.
Questi trafigge, prigioni stràscica
quegli, ed un altro le fiamme suscita.
Sozza è di fumo la città tutta:
ché, furïando, Marte ivi soffia,
sterminatore, ch’entro nei cuori la pietà brutta.
Strofe III
Tutto è fragor: di torri su la rocca
alta una rete stendesi.
Sotto i colpi dell’un l’altro trabocca:
i cruenti belati
alle mammelle suonano