Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) I.djvu/18


prefazione xix

con l’altra, bisogna aver l'animo temprato sette volte nei fiumi della sofistica. Volere o non volere, se il traduttore non è un guastamestieri, la versione sarà sempre un riflesso abbastanza fedele dell’originale1. E chi sia ignaro della lingua originale, riuscirà sempre, mercè della traduzione, a farsi un idea dell'opera. Ma se io vi offro un mio saggio critico su Eschilo, allora veramente vi presento il mio Eschilo, e vi suggerisco anche le impressioni artistiche. Non dico che sia inutile farlo; ed anch’io l'ho tentato. Ma in questa sede, lo reputo superfluo.

Pur tuttavia, senza quasi distaccarci dal campo puramente obiettivo, possiamo rilevare alcuni caratteri essenziali pei quali la drammaturgia d’Eschilo si distingue piú profondamente dalla drammaturgia moderna.

Osserviamo, anche una volta, la Orestèa, che, per essere una trilogia, consente piú sicure conclusioni. Ora, qui si vede chiaro, mi sembra, come il poeta, postasi innanzi una vasta materia mitica, contenuta nel giro di piú anni, non abbia trascelto questo o quell’episodio che maggiormente lo interessasse, per intrecciarvene poi altri secondarî, in linea subordinata: bensí abbia fatto sfilare dinanzi ai nostri occhi molti episodî. Né li altera per ridurli a speciali leggi drammatiche, né inventa stnazioni nuove che gli giovino ad intrecci.

E neppure tien conto delle elementari esigenze di luogo o di tempo. Delle prime già parlammo. E quanto alle seconde, la semplice esposizione dei drammi basta a provare che i famosi teorici delle ventiquattro ore non

  1. Vedi la mia introduzione alle Versioni poetiche di Giacomo Zanella, nuova edizione, Firenze, Le Monnier, 1921.